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Federalismo, traguardo in due anni

di Eugenio Bruno

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12 SETTEMBRE 2008

Addio o quanto meno arrivederci alla «service tax». Perequazione esplicitamente statale. Termini di attuazione quadruplicati.
Adozione di una sola Regione come benchmark. Attribuzione delle accise petrolifere ai territori speciali che assumono più funzioni. Tassa di scopo anche per Province e Città metropolitane. Fondi «ad hoc» per Roma capitale. Ineleggibilità per gli amministratori "falliti". Sono le novità della "bozza" Calderoli dopo i vertici politici di mercoledì e il Consiglio dei ministri di ieri che ha dato il via libera preliminare al Ddl sul federalismo fiscale.

Nato come bandiera elettorale del Carroccio, il testo emanato è frutto di una mediazione tra le varie anime della maggioranza. In alcuni passaggi, infatti, se non una retromarcia, c'èstata quanto meno una frenata rispetto ai propositi originari della Lega. Ad esempio sui tempi previsti per l'emanazione dei decreti legislativi che, dai sei mesi di partenza, sono diventati 24. Dunque, seppure il Governo riuscirà a rispettare la tabella di marcia prevista (varo entro fine settembre e approvazione del testo entro l'anno insieme alla Finanziaria), per l'avvio della sperimentazione ci vorrà il 2011. Dopo di che partirà il regime transitorio, che per le funzioni non fondamentali svolte dalle Regioni sarà di cinque anni. Mentre per quelle fondamentali ( assistenza, istruzione e sanità) andrà definito strada facendo. Forse solo allora si conoscerà il destino della «service tax». Cioè dell'imposizione sui servizi immobiliari che, nelle intenzioni del ministro per la Semplificazione, doveva essere l'entrata principale dei Comuni. Per ora non se ne parla; nei decreti attuativi si vedrà.Intanto,dal testo è sparitoqualsiasi riferimento all'imposizione immobiliare (allo stesso modo perle Province non c'è più il riferimento a bollo auto e accise su carburanti). Ci si limita a citare, oltre alle compartecipazioni a quelli erariali, «un paniere di tributi propri» gestiti con «adeguata flessibilità».

Per la copertura dei servizi essenziali calcolati secondo fabbisogni standard, ai Comuni dovrebbe andare una quota del gettito Irpef (probabilmente l'intero introito dei redditi fondiari) che si aggiungerà all'Ici sulla seconda casa e all'imposta catastale e ipotecaria (se il catasto passerà ai municipi). I sindaci potranno poi introdurre una tassa di scopo per finanziare «opere pubbliche» o «oneri derivanti da eventi particolari quali flussi turistici e mobilità urbana». E lo stesso potranno fare le Province e le nove Città metropolitane per coprire specifiche finalità istituzionali.
Niente da fare,invece, per l'Irpef regionale auspicata da Calderoli. Per coprire i livelli essenziali delle prestazioni secondo costi standard in materia di sanità, assistenza e istruzione, le autonomie dovranno utilizzare l'Irap (fino alla sua sostituzione), le compartecipazioni a Irpef e Iva e la perequazione. Che, come chiesto dal Pdl, è definita esplicitamente «statale». Sul numero di Regioni benchmark (cioè dotate di una capacità fiscale tale da finanziare le uscite fondamentali) passa la linea dei governatori meridionali: una e non tre come in precedenza proposto. A sovrintendere sulla gestione dei flussi sarà la Conferenza permanente per il coordinamento della Finanza pubblica.

Novità, infine, per Regioni a statuto speciale, Roma capitale ed enti non virtuosi. Sulle risorse delle prime l'ha spuntata la Sicilia: per compensare l'attuazione delle funzioni previste dagli statuti ma non ancora attuate oltre al fisco di vantaggio, i territori autonomi potranno trattenere anche parte «delle accise sugli oli minerali in proporzione ai volumi raffinati sul loro territorio». Su Roma capitale, in attesa di definirne compiti e fabbisogni, viene aggiunta l'erogazione transitoria di un contributo «ad hoc», sentito il Cipe. Quanto ai "cattivi" gestori, il Ddl si è arricchito della previsione di casi di ineleggibilità automatica per gli amministratori degli enti in dissesto finanziario. Facendo così discendere dal fallimento economico anche quello politico.

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